Quello che contava
Tutti camminavano affrettati. Come tutti i giorni lavorativi in quella Metropoli la gente non aveva un minuto da perdere.
Era una città affollata. Orientali, creoli, messicani, negri, tedeschi, non uno che sembrasse realmente appartenere a quelle strade asfaltate, a quelle mura di cemento, a quelle vetrate che non facevano che riflettere volti diversi.
Dipendenti ovunque: ognuno con la sua ventiquattr'ore, i suoi occhialini da sole, il suo abito nero. Postini occupati a portare fax, raccomandate, pacchi. Camerieri stracolmi di ordinazioni sui loro vassoi che entravano e uscivano dai grattacieli, portando con sé colazioni di lavoro ancora calde.
Un lunedì come altri, in quel formicaio brulicante di lavoro.
E intanto lui, all'ultimo piano del suo grattacielo, contava. Un lungo abito bianco, i morbidi capelli scuri un po' arruffati, gli occhi che si lanciavano giù dal terrazzo intenti a guardare la massa quasi indistinta di persone.
Lui stava lì e li seguiva con lo sguardo, li seguiva tutti, non se ne lasciava scappare uno, e li contava, li contava uno per uno, uno dopo l'altro...

Era una città affollata. Orientali, creoli, messicani, negri, tedeschi, non uno che sembrasse realmente appartenere a quelle strade asfaltate, a quelle mura di cemento, a quelle vetrate che non facevano che riflettere volti diversi.
Dipendenti ovunque: ognuno con la sua ventiquattr'ore, i suoi occhialini da sole, il suo abito nero. Postini occupati a portare fax, raccomandate, pacchi. Camerieri stracolmi di ordinazioni sui loro vassoi che entravano e uscivano dai grattacieli, portando con sé colazioni di lavoro ancora calde.
Un lunedì come altri, in quel formicaio brulicante di lavoro.
E intanto lui, all'ultimo piano del suo grattacielo, contava. Un lungo abito bianco, i morbidi capelli scuri un po' arruffati, gli occhi che si lanciavano giù dal terrazzo intenti a guardare la massa quasi indistinta di persone.
Lui stava lì e li seguiva con lo sguardo, li seguiva tutti, non se ne lasciava scappare uno, e li contava, li contava uno per uno, uno dopo l'altro...

16 Comments:
l'uomo che contava...mi chiedo se abbia smesso...
... o in preda al delirio di onnipotenza sia caduto nella tentazione di sputare su qualche malcapitato...
nana'
Che poi quello sarebbe un grattacielo?! Guardi, quello che conta sarà il portinaio, sa...
mm direi che "negri" è un po' offensivo come termine.
Hai mai letto sull'header del mio blog?
Io contavo...
Vabbhe dai Jacko è anche vero che l'offesa razziale si trova sopratutto nel contesto, modalità e consapevoleza di una persona nel volere offendere ...
Cmq si se nn altro il termine in questione è decisamente cacofonico ...
nana'
Ehm le razze non esistono, quindi anche il termine "razza" parlando delle persone di colore è sbagliato, xché implica una questione di geni che di fatto non esiste. Le razze sono quelle dei cani, il genere umano è uno solo.
cmq quale header? uh?
fatto sta che negri è un termine dispregiativo.
razza o genere che sia. Punto.
bah questa mi sembra pura polemica. L'ho scritto xché mi andava, e cmq vallo a dire agli stessi "uomini di colore" che a new york si chiamano NIGGA abitualmente...
Ciao Andrea sn la Vale, ex compagna di classe di Matia che c'era al boowling..volevo farti i complimenti per le foto..siccome sn appassionata ho sbirciato sul tuo blog!salutami Matia...ciao ciao Valecocca
ciao coccaaaaaaaaa!!! :D certoche te lo saluto! Spero seguirai ancora le mie foto ^__^ ci vediamo presto!
oooo che belle foto! complimenti!!!
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Non pensavo di trovare una diatriba del genere...ti dirò inoltre che non è stata quella parola a catturarmi, ma l'immagine che hai creato. Rain man divino. Entità metropolita. E se avesse le ali? Mi fai pensare...ed è bene.
..e quanti erano?
:-/
:-)
Quanti? uh non lo so chiedetelo al saggio del balcone @_@
La ringrazio per Blog intiresny
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